Nei dintorni

Vezzolano

Il nome Vezzolano ha un’incerta origine che rimanda ad un latino Vezeliacum. La stessa origine della altrettanto famosa Abbazia di Vezelay in Borgogna ove Bernardo di Chiaravalle predicò la Seconda Crociata e dove i Templari si riunirono dopo che Bernardo stesso e il Vescovo di Auxerre ebbero dato durante il Concilio della vicina Troyes la regola all’Ordine del Tempio; conforme a quella della Congregazione Cistercense la cui nascita è contemporanea e contigua a quella dei Templari.
Il nome ha una probabile origine celtica con il prefisso “vezh” indicante la durata e lo scorrere del tempo e la seconda sillaba “lay” che rimanda al celtico “lec’h”, cioè “megalite” “grande pietra”, traducibile quindi in “Pietra del Tempo Antico” o “Grande Pietra del Tempo che Scorre”.

Le similitudini tra Vezzolano e Vezelay non si fermano qui come Vezzolano, l’Abbazia borgognona sorge su un preesistente insediamento romano in un luogo destinato ancora prima dai celti a culti della Natura, del Cielo e delle Selve. 
La nascita di Vezzolano viene riferita tradizionalmente all’apparizione di tre spettri all’Imperatore Carlo Magno che soleva cacciare in una valletta solitaria abitata solo da un monaco eremita dell’antichissimo Monachesimo celtico irlandese portato in Italia da San Colombano. Il monaco viveva tra le rovine di un’antica Domus Romana di cui si vedono ancora i resti. Anche Vezelay ha origini monacali assai precedenti a San Bernardo di Chiaravalle e ai Cistercensi.

Lo stile di entrambe è il romanico borgognone che tanto appassionò Violet Le Duc. Le simbologie in entrambi edifici rimandano all’origine e alla discendenza reale di Gesù Cristo, il famoso timpano di Vezelay con Cristo re trionfante e lo Jubè di Vezzolano con la discendenza regale di Gesù da Davide e Salomone attraverso i profeti rimanda alla ricerca dei Cavalieri del Tempio per il mitico Graal o Saing Real (Sangue Reale).  Nella coppa in cui Giuseppe d’Arimatea raccolse il sangue della passione c’è il fascino e l’enigma di tre millenni e forse più di storia umana. Tre millenni in cui regni, chiese e logge hanno troppo spesso contrapposto l’affermazione dogmatica e intollerante alla ricerca libera, fraterna, e amorevole. Quella che ora vorremmo. Vezelay è il punto di concentramento dove sulla tomba di Maria di Magdala, approdata in Provenza insieme a Giuseppe d’Arimatea, si riunivano i pellegrini provenienti da tutto il Nord Europa per dirigersi a Santiago di Compostela, sulla via delle stelle, o a Roma, sulla via giubilare dei Romei, la Via Francigena.

Vezzolano si colloca in un punto d’incrocio tra la via dei pellegrini che lungo l’asse francigeno, che attraverso il Moncenisio, il Piccolo e Gran San Bernardo, Aosta, Ivrea, Chivasso, Asti, Alessandria si dirigevano verso Roma. 
L’altra via veniva da Est attraverso la Pianura Padana e costeggiando la vicina valle del Po si dirigeva da una parte verso l’estremo Occidente a Santiago sull’Atlantico e a Oriente verso Gerusalemme.

E’ singolare come, lungo le antiche mappe dei pellegrini, Vezzolano e il suo territorio si situi all’incrocio tra la Via Francigena, la Via Gerosolimitana (verso Gerusalemme) e la Via di Santiago Campo delle Stelle, non è casuale, quindi, che nel raggio di poche decine di chilometri quadrati intorno, siano concentrati più di cinquanta siti: abbazie, chiese, cappelle edicole campestri di epoca romanica con la concentrazione storico mistica forse più alta d’Europa.

Inoltre sono rappresentate memorie di insediamenti templari che vigilavano e proteggevano le vie dei pellegrini, con le grandi vicine Magioni Templari di Isana sulla Via Liburna nell’odierna Livorno Ferraris al di là del Po, Moncalieri e Chieri. Numerosi castelli sono di epoca feudale (Passerano Marmorito, Cortanze, Piea, Gabbiano Camino, Settime e numerosissimi altri risalenti all’epoca del Marchesato del Monferrato, degli Aleramici prima, e dei Paleologi poi. La casata che stabilì durante le Crociate, rapporti strettissimi con Costantinopoli, l’Impero d’Oriente e le sue tradizioni. Il Monferrato fu poi dei Gonzaga di Mantova, i cui domini lungo il Po giungevano fin qua e seguì poi il destro del Ducato dei Savoia, del Piemonte e del Regno di Sardegna fino all’Unità d’Italia nel 1861, con Torino prima Capitale.